10 dicembre 2015 – Nel giorno dell’anniversario dall’adozione della Dichiarazione Universale sui Diritti Umani, la Federazione Asiatica contro le Sparizioni Forzate (AFAD) condanna con forza ogni forma di violenza da parte dello Stato, che sistematicamente viene commessa nei confronti dei propri cittadini in tutte le parti del nostro pianeta. Lo sfrenato perseguimento della ricchezza e del progresso per pochi, avviene a discapito della sofferenza di milioni di cittadini deprivati dei propri diritti. Anche in questa occasione, AFAD promette di lavorare costantemente al fine della promozione e della protezione dei diritti umani, con una specifica attenzione al diritto per tutte le persone di non essere soggette al fenomeno delle sparizioni forzate.

Dal momento dell’adozione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, il rapimento e il conseguente allontanamento di decine di migliaia di madri, padre, mogli, mariti, figli, sorelle, fratelli e amici dai loro cari e dalle loro abitazioni è continuato imperterrito. Il Gruppo di Lavoro sulle Sparizioni Forzate dell’ONU riporta di 42.889 casi ricevuti, che coinvolgono 84 Stati, un numero destinato tuttavia a salire, se si contano tutte le altre situazioni di sparizioni forzate non regolarmente denunciate. La continuazione di questo deplorevole fenomeno ha fatto sì che le Nazioni Unite adottassero un documento specifico: la Convenzione Internazionale per la Protezione di Tutte le Persone dalle Sparizioni Forzate. Infine, il giorno 30 agosto, è stato proclamato “Giorno Internazionale degli Scomparsi”.

A cavallo tra gli anni 70 e gli anni 90 il fenomeno delle sparizioni forzate, diffuso in America Latina, Europa, Asia e Africa, è stato usato dai governi di vari paesi per silenziare le opposizioni e in generale tutti coloro che provavano a combattere le ingiustizie socio-economiche. Casi eclatanti sono rappresentati dal dittatore filippino Marcos e quello indonesiano Suharto, noti per avere usato le sparizioni forzate come arma usata per l’eliminazione di coloro che minacciavano il loro incontrastato potere politico e che combattevano tutte le ingiustizie socio-economiche che affliggevano i loro paesi. Tra le molteplici vittime ci sono stati, tra gli altri, agricoltori, sindacalisti, indigeni e leader studenteschi.

La fine di queste dittature non ha tuttavia messo la parola fine sulla comune pratica delle sparizioni forzate. Il risultato della continua ondata di guerre imperialiste finalizzate al mantenimento di un egemonico ordine globale è stato il protrarsi della prassi delle sparizioni forzate, per lo stesso motivo per cui sono sempre servite: seminare paura tra la gente e reprimere il dissenso e la resistenza al potere dello Stato. I recenti attacchi in Siria che hanno causato decine di migliaia di morti e sfollati, rappresenta la stessa guerra che viene giustificata come “guerra al terrore” che ha portato alla sparizione forzata di più di 5000 persone in Pakistan. D’altra parte, invece, dare un numero alle sparizioni forzate nel Medio-Oriente ed in Africa appare estremamente difficile.

La notoria ONG Human Rights Watch [1] ha però rilasciato un suo reportage, con tanto di nomi delle vittime di sparizioni forzate che, secondo le prove, sarebbero detenute nella base navale statunitense di Guantánamo.

L'Asia è attualmente il continente colpito maggiormente da questo drammatico fenomeno. Infatti, secondo il rapporto del Gruppo di Lavoro sulle Sparizioni Forzate dell’Onu, sui 42,889 casi ricevuti, 25,706 riguardano il continente asiatico; 30 paesi sui 94 totali che hanno presentato casi di sparizioni forzate sono asiatici, rappresentando cosi circa il 60% dei casi inviati da tutto il mondo. Anche se è la regione con il più alto numero di casi inoltrati al Gruppo di Lavoro dell’ONU, l’Asia è ancora priva di un effettivo meccanismo per la tutela dei diritti umani e, in più, conta il numero più basso di ratificazioni della Convenzione Internazionale per la Protezione di Tutte le Persone dalle Sparizioni Forzate. Le Filippine, invece, sono l’unico stato asiatico ad essere in possesso di una legge ordinaria specifica che punisce le sparizioni forzate; tuttavia, la sua completa implementazione ed effettività rimangono una sfida ancora da vincere.

Nel contesto sopra descritto, AFAD crede fortemente che per mettere fine al fenomeno delle sparizioni forzate, tutte le cause di ingiustizia politica, sociale ed economica, debbano essere estirpate. Il Gruppo di Lavoro dell’ONU in un recente rapporto del luglio 2015 [2] ha sottolineato come esista una stretta connessione tra le sparizioni forzate e la violazione dei diritti socio-economici e quindi l’estrema importanza di affrontare le sopramenzionate questioni insieme. Nell’analisi si afferma che il nesso tra le sparizioni forzate e diritti socio-economici può essere rappresentato dalla vulnerabilità delle persone povere ed emarginate, i quali di solito combattono per avere riconosciuti i diritti socio-economici, risultando quindi tra i principali bersagli delle sparizioni forzate.

Al fine di realizzare un mondo senza deseparecidos, le sparizioni forzate devono essere combattute come un crimine, non solo contro gli individui scomparsi (e contro le loro famiglie che hanno sofferto e che soffrono quotidianamente di un dolore incessante, causato dal loro stato di indigenza forzata e dell'oblio sul destino o sorte del loro caro scomparso), ma come un crimine contro l’intera comunità e società.

Dato il protrarsi di questa prassi, occorre che tutti, dai familiari delle vittime agli attivisti per i diritti umani, dagli agricoltori alle donne e gli attivisti LGBTQ, dall’Europa all’Asia fino all’America e all’Africa, si uniscano nel chiedere la fine di questa grave violazione dei diritti umani e nel pretendere l’inscindibile e totale rispetto dei diritti socio-economici.

AFAD rinnova pertanto la sua richiesta di ratificazione ed implementazione della Convenzione Internazionale sulla Protezione di Tutte le Persone dalle Sparizioni Forzate al fine di obbligare gli Stati ad aiutare le famiglie delle persone scomparse nella ricerca della verità e della giustizia e allo stesso tempo proteggere i loro cittadini dalla possibilità di essere soggetto a questo efferato crimine. Inoltre, chiede a tutti gli Stati di riconoscere la competenza del Comitato sulle Sparizioni Forzate dell’ONU e di promulgare ed implementare leggi ordinarie al fine di perseguire le sparizioni forzate come un vero e proprio crimine. AFAD, infine, invita gli Stati ad onorare completamente i loro obblighi derivanti dalla Convezione Internazionale sui Diritti Civili e Politici e dalla Convezione Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali.

Pur essendo passati ben 67 anni dall’adozione della Dichiarazione Universale sui Diritti Umani e nonostante importanti progressi in tema di tutela e promozione di diritti umani siano stati fatti, il mondo deve ancora assistere al rispetto totale dell’universalità, indivisibilità e interdipendenza dei diritti umani. Cosi, il diritto di non essere soggetto a sparizione forzata rimane ancora un sogno da realizzare.

[1] HRW’s “Off the Record” è stato pubblicato nel 2007. Si veda:

https://www.hrw.org/report/2007/06/07/record/us-responsibility-enforced-disappearances-war-terror

[2] “Study on enforced or involuntary disappearances and economic, social and cultural rights” era un’appendice al rapporto del Gruppo di Lavoro sulle Sparizioni Forzate dell’ONU, durante la 30esima sessione del Human Rights Council. Si veda il testo completo:

http://daccess-dds-ny.un.org/doc/UNDOC/GEN/G15/152/87/PDF/G1515287.pdf?OpenElement